interviste

La Milano di Jacques Herzog

La mia familiarità con Milano risale a parecchi anni fa, ma non saprei dire se i miei ricordi più antichi di questa città siano collegati a un luogo particolare.

La Milano di Jacques Herzog

Quando e come è cominciato il tuo rapporto con Milano?
La mia conoscenza di Milano risale a molti anni fa ma non posso dire che i miei ricordi della città siano legati ad un luogo specifico. Penso che la mia prima visita sia stata nei primi anni ’70 quando Pierre ed io abbiamo fatto un viaggio alla scoperta dei tesori architettonici dell’Italia del Nord con un gruppo di altri studenti e con Aldo Rossi, allora nostro professore. All’epoca studiavamo all’ETH di Zurigo dove Rossi ricopriva il ruolo di “visiting professor” e decise di portarci a fare un viaggio di esplorazione sul campo di cui conserviamo ancora ricordi molto vividi.

Una o più architetture o monumenti del passato che ami?
Viaggiando per il nord-Italia abbiamo avuto l’occasione di farci stupire da molti importanti esempi legati al patrimonio architettonico ma rimanemmo sopratutto colpiti dall’allora più recente lavoro dello stesso Rossi, il suo famoso progetto di social housing chiamato “Gallaratese” [La Città Policentrica], all’epoca ancora in costruzione nei sobborghi di Milano. Fu l’intero contesto estetico ad affascinarci. Era come se un film di Pasolini si fosse tramutato in realtà tangibile.

Un’attività che spesso fai quando vieni a Milano?
Sicuramente c’è un gran numero di singole architetture in città che amo vedere e rivedere, come, ad esempio Sant’Ambrogio [La Città dei Monumenti], la Basilica Romana del dodicesimo Secolo; ma, secondo me, il patrimonio architettonico più importante di Milano è rappresentato dalla sua stessa struttura urbana. Non ci sono molte città al mondo che possono confrontarsi con Milano in questo senso. La bellezza minerale e la severità della città sono straordinarie.

Un negozio dove acquisti oggetti che trovi solo a Milano?
Se penso ai negozi tipici di Milano mi viene inevitabilmente in mente Prada [La Città dei Monumenti] e, in particolare, il flagship store in Galleria Vittorio Emanuele II; Prada è molto milanese.
Come casa di moda è profondamente radicata in questa città, ma è anche molto globale, mi piace questa combinazione. Può servire da modello per chiunque abbia un lavoro basato sull’innovazione creativa.

Un locale, un bar o un ristorante che apprezzi in città?
Milano offre senza dubbio una ricca gamma di punti di ristoro culinari, culturali e commerciali ma, per ovvie ragioni, noi siamo particolarmente affezionati a quei negozi e istituzioni legate ai nostri clienti e amici, Prada e Feltrinelli. Queste due famiglie Milanesi hanno investito molto sul successo culturale ed economico della città in passato e continuano a farlo attraverso l’apertura delle rispettive fondazioni. Siamo orgogliosi e contenti che ci sia stata data l’opportunità di costruire la Fondazione Feltrinelli [La città che cresce], che ora è un luogo e un’istituzione aperta a tutti.

Una o più tra le architetture recenti che hanno trasformato il volto della città?
Molti progetti recenti e ancora in corso stanno avendo un grande impatto sul tessuto urbano, nonostante ciò vorrei menzionare un’occasione persa per fare un passo avanti nella direzione di un nuovo tipo di innovazione. Per EXPO 2015 abbiamo sviluppato con Stefano Boeri e Ricky Burdett il master plan portando avanti un concept radicalmente nuovo di cosa può rappresentare un’esposizione universale. Il progetto era nato per lasciare a Milano un’eredità del ventunesimo secolo ma, sfortunatamente, la nostra proposta è stata accolta solo in maniera frammentaria.

Cosa manca oggi a Milano?
Una differenza evidente tra Milano e le nostre città in Svizzera è rappresentata dall’assenza di un fiume, o di un lago. Ma al tempo stesso, è molto più travolgente nella presenza fisica dei suoi corsi e dei suoi edifici. Forse sarebbe interessante – come era nostra intenzione fare per EXPO – riaprire la splendida rete di canali navigabili in città, collegandoli tra loro e facendo in modo che “taglino” il centro città. Una griglia di canali come questa potrebbe infondere un nuovo spirito e una nuova vitalità a Milano, costituendo, al contempo, un contemporaneo sistema di trasporto e creando una nuova occasione di relax e per il tempo libero.