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La Milano di Benedetta Tagliabue

Sono nata a Milano, alla clinica Columbus, anche se la mia famiglia ha sempre vissuto vicino a Monza, in Brianza...

La Milano di Benedetta Tagliabue

Quando e come è cominciato il tuo rapporto con Milano?
Sono nata a Milano, alla clinica Columbus, anche se la mia famiglia ha sempre vissuto vicino a Monza, in Brianza. Da bambina, percepivo la Milano antica. La sua bellezza ho cominciato a scoprirla un po’ più tardi, dal punto di vista dell’architettura. Pur avendo studiato a Venezia, negli anni dell’Università, ho cominciato a scoprire che Milano era una città speciale. Ed è entrata un po’ di più nella mia vita. Il primo concorso che abbiamo vinto, e clamorosamente, fu quello per il Garage Traversi, una decina di anni fa. Però, come tutte le cose italiane si è fermata. Ora pare che riparta. Quella del Garage Traversi è una Milano dove già si vede l’eleganza tipica degli anni ’20 e ’30, di una città molto orgogliosa, con uno stile speciale, austero. Io Milano la identifico così.

Una o più architetture o monumenti del passato che ami?
Per me quella è la Milano riconoscibile, di un’epoca speciale ed è una storia che non trovi uguale da altre parti, è proprio milanese. Lo stesso Castello Sforzesco [La Città dei Monumenti], che non è una meraviglia delle meraviglie, in realtà è meraviglioso. Una volta facemmo un bellissimo seminario di tre giorni per pensare alla Pietà Rondanini e ci siamo divertiti a scoprire tutte le parti storiche del Castello. Forse Santa Maria delle Grazie [La Città dei Monumenti], Sant’Ambrogio, le Colonne di San Lorenzo, San Satiro sono più originali, meno visibili come monumento, non sono delle referenze per i visitatori della città, però sono delle architetture incredibili.

Un’attività che spesso fai quando vieni a Milano?
Io vado spesso nel centro, amo camminare per via Montenapoleone, via della Spiga, sant’Andrea (ndr. Quadrilatero della moda) la zona della Hoepli  [La Città dei Monumenti], San Babila le zone centrali che mi piacciono di più. Tutta la zona della moda è bellissima, è quasi impossibile comprare perché è diventata quasi più una vetrina, però sempre molto divertente; permette di capire quale è l’attualità, la tendenza e di avere queste visioni di bellezza ad alto livello.

Un negozio dove acquisti oggetti che trovi solo a Milano?
La Hoepli è una libreria storica meravigliosa che per noi è sempre stata una meta, anche quando viveva mio marito Enric Miralles lui era un lettore famelico aveva bisogno di cambiare libri, di trovarne di vederne e la Hoepli era per noi un luogo di pellegrinaggio. Trovi molte cose rare e molto belle.

Un locale, un bar o un ristorante che apprezzi in città?
La familiarità più grande per un tema di comodità è sempre stato Bastianello che per me significa ritornare in Italia e prendersi un cappuccino buonissimo.

Una o più tra le architetture recenti che hanno trasformato il volto della città?
Milano è una città che è sempre stata dinamica, che non è bloccata dalla troppa monumentalità, che può permettersi di avere icone nuove. Può permetterselo e ne ha anche bisogno. In questo momento lo sta facendo con la Fondazione Feltrinelli [La città che cresce], la Fondazione Prada [La Città Policentrica] e può fare in modo che si venga a visitare la città anche per la sua architettura contemporanea.

Gli aspetti positivi della trasformazione è dare ai cittadini una buona considerazione di se stessi, di entrare nello spirito di desiderare cose migliori per la propria città. Io credo molto in questo, l’ho vissuto a Barcellona perché ho avuto la fortuna di esserne una figlia adottiva e di vivere il cambiamento portato dall’epoca olimpica e una città si può rivoluzionare con questo tipo di spirito. Però bisogna coltivarlo e le istituzioni devono cercare di rispondere ai desideri dei cittadini.

Cosa manca oggi a Milano?
Quello che le manca è una parte di polmone verde che permetta ai suoi abitanti di muoversi con mezzi più sani, come le biciclette, e con un intorno più piacevole per il viandante. Io credo che questo sia il futuro per le città, e per Milano, che in fondo ha un centro abbastanza piccolo che si potrebbe vivere con facilità se ci fossero collegamenti ben fatti. Mi piacerebbe una città dove emergessero di più tutte le parti d’acqua – perché Milano è una città d’acqua – e dove ci fossero più cinture verdi collegate tra di loro che consentano movimenti piacevoli. Io penso che se impariamo dall’acqua – cosa che stiamo facendo con il progetto Scali Milano – avremmo una sorpresa perché Milano è collegata con l’acqua attraverso tutto il suo entroterra che è ormai densamente popolato – uno dei posti più densamente popolati d’Italia – e si potrebbero seguire queste linee d’acqua. Dobbiamo riscoprire le linee d’acqua che esistevano, appoggiarci a esse perché possono diventare un’occasione per un altro tipo di mobilità in città.