interviste

La Milano di Maurizio Cattelan

Il mio rapporto con la città di Milano è cominciato nel momento in cui nessun’altra città in Italia poteva offrirmi quello che c’era a Milano.

La Milano di Maurizio Cattelan

Il tuo rapporto con la città di Milano: quando e come è cominciato?
È cominciato nel momento in cui nessun’altra città in Italia poteva offrirmi quello che c’era a Milano. Non credo che oggi sarebbe diverso, non per niente è la città in Italia in cui ho scelto di continuare a vivere.

È legato a un luogo in particolare?
Di sicuro il cimitero monumentale [La Città che cresce]. È un posto incredibilmente tranquillo e pacifico, pieno di opere d’arte, da Medardo Rosso a Fontana… da lì passa tutta la storia delle eccellenze di Milano. Una specie di museo all’aria aperta, ma senza curatori, collezionisti o galleristi. Solo morti.

Ci può dire una o più architetture storiche, o monumenti del passato che ama in maniera particolare? E per quale motivo?
Apprezzo molto la traccia molto forte dell’architettura razionalista, che ha avuto ampio spazio durante il fascismo. Mi affascina come certi periodi storici, così poco memorabili per certi versi, in particolare per la mancanza di libertà di espressione, siano stati capaci di lasciare un segno importante dal punto di vista della storia dell’urbanistica e dell’architettura. Ad esempio città studi, la zona di parco Sempione [La Milano dei monumenti], l’arengario e così via… mi è sempre sembrata una curiosa contraddizione in termini.

Ci racconta un’attività che spesso fa quando viene a Milano? Intendo un luogo dove torna, un tragitto che le capita di percorrere spesso e con il quale ha familiarizzato o uno spazio dove spende il proprio tempo in città.
Il mio percorso quotidiano è viale Regina Giovanna –  viale Tunisia – Cozzi. E poi di nuovo Cozzi – viale Tunisia – viale Regina Giovanna [La Città minerale]. Conosco ogni buca e ogni punto in cui la ruota della bici può incrociare la rotaia del tram senza pericolo. Ormai è diventato un mantra, un esercizio di meditazione, tanto quanto lo sono le vasche che faccio una volta arrivato alla meta.

C’è un negozio dove acquista delle cose speciali, che trova soltanto a Milano? Qual è?
L’unicità è un concetto superato, oggi i negozi che hanno avuto successo, come Princi, hanno fatto il salto e hanno aperto anche all’estero. È assolutamente positivo riuscire a esportare certe eccellenze e farne un business.

Esiste un locale, un bar o un ristorante che apprezza particolarmente in città? Se non è legato a una contingenza spaziale, o a una moda, vi è affezionato per la sua storia?
Qui devo essere nostalgico mio malgrado: ho appena trovato Il Carpaccio con le serrande abbassate, sono in lutto. Era il mio momento di normalità, lì mi sentivo davvero in famiglia, come se fosse la cucina di casa. In un senso è positivo perchè ora sono costretto a mettere alla prova le mie capacità culinarie, ma rischio la vita ogni giorno davanti ai fornelli!

Ci può, infine, elencare una o più tra le architetture recenti che hanno trasformato radicalmente negli ultimi anni il volto della città? Quali sono, secondo lei, gli aspetti più positivi di questa trasformazione?
Decisamente tutto il complesso di Porta Nuova, ha concentrato la parte economica di Milano su un’area, ne ha cambiato i connotati, come un lifting, o un incontro di pugilato, a seconda dei punti di vista [La Città che cresce]. Di solito non mi trovo d’accordo con i leghisti, nonostante sia veneto, ma ho sempre pensato che Va’, pensiero sarebbe un inno più adatto di una marcia militare, rappresenterebbe di più noi e il nostro tempo. Vale lo stesso per le nostre città: a volte basta una rinfrescata al panorama per percepire un miglioramento. Se posso aggiungere un aspetto negativo, va detto che la città che cambia purtroppo non è più nostra: invece di preoccuparci dei migranti che arrivano dal mare dovremmo guardarci da quelli che arrivano attraverso i fondi finanziari e sezionano le nostre città in lotti.

Dal suo punto di vista, cosa manca oggi a Milano? Se potesse trasferire in città un elemento preso da un altro luogo, cosa sposterebbe?
Napoli.