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Scopri Milano attraverso il percorso “La passeggiata per Flaneurs”, parti da qui:

Conosciuta per i suoi bar all’ultima moda e i ristoranti etnici, la porzione di città fuori dall’anello dei bastioni, arginata da un lato dalla stazione di P.ta Genova e dalla Stazione di P.ta Romana dall’altro, è una delle zone più trendy della città. Diventa l’occasione per tracciare un percorso a piedi, che tocca l’antico porto della Darsena con i suoi due Navigli e passa accanto a due nuovi musei – il Mudec e la Fondazione Prada – che hanno contribuito a cambiare la fisionomia della città.

C’è chi considera la zona sud di Milano ancora come una periferia; ma siamo ancora in Centro. Milano è oggi una metropoli di oltre 6 milioni di abitanti, che copre una superficie grande quanto Londra o Mosca. Tanti luoghi, che in tanti pensano ancora come cittadine e villaggi a sé stanti, andrebbero ri-considerati come quartieri: Monza, Melegnano, Saronno, Buccinasco, Rho, eccetera.
In questa zona sud di Milano sono nati due nuovi musei, uno pubblico e uno privato: il Mudec e la Fondazione Prada. Hanno attirato una certa stampa a livello internazionale anche perché realizzati da architetti molto noti con lunghi cv e grandi studi. Il primo (David Chipperfield) si trova vicino alla Stazione di Porta Genova, mentre il secondo (Oma) è nei pressi della Stazione di Porta Romana. Parlare qui di infrastrutture è importante, perché il futuro di Milano Metropoli dipenderà sempre più dalla loro presenza ed efficienza. I due musei condividono inoltre le dimensioni (circa 18.000 mq), il non avere facciate su strada, e l’essere riqualificazioni di aree industriali dismesse.

Molteplici anche le loro differenze. Il Mudec persegue il concetto di museo come edificio serio, solido e istituzionale, dove andare a imparare, restando ben concentrati e parlando a bassa voce. Per contro, la Fondazione Prada trasla nell’àmbito dell’arte diversi tratti derivati dalla moda: appare come una collezione temporanea di padiglioni, alcuni esistenti e altri nuovi, tra loro in contraddizione, che ci inducono a scherzare e ridere dell’architettura e della città. Le temperature dei due musei sono nettamente diverse. Insieme, i due musei riassumono bene una duplice identità di Milano, e il suo saper essere insieme tradizionale (straight) e inconsistente (flimsy). Anche Massimiliano Gioni, curatore, pensa che Milano sia duplice: da una parte la sua utopia avanguardistica, dall’altra la sua vita grama da casa di ringhiera.

Camminare come dei flaneurs per circa un’ora tra i due musei può essere istruttivo. Ci sono due possibili percorsi, uno più urbanistico e l’altro più architettonico.. Il primo percorso, più esterno, lambisce invece un anello ferroviario (una potenziale circle line) che da decenni è sottoutilizzato, ma che è destinato negli anni a diventare il fulcro di dibattiti politici e immobiliari: lungo il suo percorso ci sono infatti grandi aree dismesse dove prima o poi verranno realizzate strade, case, uffici, negozi e spazi aperti.

Il primo percorso, più interno lungo la cerchia dei Bastioni, ci porta ad attraversare una parte del Centro non ancora preda delle boutique, e dove per fortuna sopravvivono fruttivendoli, macellerie e un po’ di sporcizia; passiamo così accanto a due progetti recenti, importanti anche perché non si  tratta né di musei né di uffici: la tranquilla riqualificazione di mattoni del bacino idrico della Darsena (Jean Francois Bodin), e il coraggioso ampliamento di cemento dell’Università Bocconi (Grafton Architects).

Se passate di qui e siete appassionati d’antiquariato, la domenica mattina, di solito l’ultima del mese, lungo il Naviglio Grande potrete raggiungere un mercatino vintage di tutto rispetto e passeggiare lungo il canale. Tra via Savona e via Tortona, troverete alcuni tra i bar e i ristoranti più alla moda di Milano, come la Langosteria con i suoi menu a base di pesce crudo o il Botanical Club dove ordinare un cocktail e avere l’impressione di essere in un giardino botanico vero e proprio. Oppure optare per soluzioni più rassicuranti, come l’Osteria dei Binari, il suo giardino che porta indietro nel tempo e il menu con i piatti della tradizione milanese o la storica Trattoria del Pescatore. Tra le perle nascoste in questa parte della città, 28 Posti con il suo chef di Procida Marco Ambrosino che propone una cucina contemporanea, e il Potafiori, metà negozio di fiori e metà ristorante nasce dall’estro creativo di Rosalba Piccini, una cantante jazz e fiorista, che spesso, dopo la cena, intrattiene gli ospiti facendosi accompagnare al pianoforte.

E se a Milano non sarà mai difficile trovare un buon caffè, lasciatevi sorprendere dalla Pasticceria Cucchi o dagli interni carichi dell’atmosfera di un tipico caffè della vecchia Milano del Bar Luce, disegnato dal regista Wes Anderson per il caffè della Fondazione Prada.