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Scopri Milano attraverso il percorso “La città policentrica”, parti da qui:
Disegnare i confini di Milano è importante e ciascuno lo fa a proprio piacimento. Milano è una città policentrica più grande, instabile, industriale e agricola di quanto si pensi. Come definire il quartiere Centro? Secondo i turisti, è definito dal ring dei Navigli; per i cittadini borghesi, è ciò che sta dentro all’anello dei Bastioni; per gli immobiliaristi, ricade all’interno della Circonvallazione (i viali con i nomi delle Regioni). D’accordo con i planners, il Centro è tutto ciò che è compreso all’interno delle tre Tangenziali (nord, est, ovest), un anello di asfalto lungo circa 90 Km.
Grandi quartieri residenziali e terziari sono stati realizzati nel corso degli ultimi quarant’anni, in zone ambigue a cavallo tra l’essere e il non essere in centro. Troppo lontani – fisicamente e psicologicamente – per essere raggiunti a piedi, quelli architettonicamente più noti si chiamano Gallaratese, Milano Fiori, Bicocca, Portello, Citylife, Expo; naturalmente ce ne sono altri mai assurti alla notorietà. Al Gallaratese (direzione ovest) hanno lavorato (tra gli altri) Carlo Aymonino e Aldo Rossi; alla Bicocca (nord) Vittorio Gregotti e Maurizio Varrata; al Portello (nord-ovest) Guido Canali, Gino Valle, Cino Zucchi, Charles Jencks; a Citylife sono infine sopraggiunti gli stranieri, Zaha Hadid, Arata Isozaki, e Daniel Libeskind. Un tratto comune di questi luoghi è la contraddittoria presenza di grandi spazi pubblici (perlopiù deserti) e di grandi centri commerciali (perlopiù sovraffollati).
Per l’arte i milanesi sono disposti a spostarsi un po’, e andare in avanscoperta. In questo senso, l’Hangar Bicocca è un bel simbolo della Metropoli, purtroppo ancora poco noto; come la londinese Tate Modern mette insieme abbandono, restauro e grandi dimensioni. È qui che nel futuro potrebbe insediarsi un museo di arte contemporanea (auspicato da molti), data la carenza altrove di spazi altrettanto grandi e poetici.
In un’area fuori dal centro, alle spalle del Monumentale, sorge la sede milanese della galleria napoletana Lia Rumma, uno spazio che nasce dalla sovrapposizione di volumi elementari con un diverso rapporto tra spazio interno e luce naturale.
Vicino in linea d’aria ma diviso dalla linea ferroviaria, si trova Nilufar Depot, lo storico magazzino di Nina Yashar dove la gallerista ha raccolto nel tempo la collezione di design storico e contemporaneo.
Corrono invece lungo il confine della Tangenziale est due spazi per l’arte: da un lato la Galleria De Carlo, perno di un piccolo distretto di arte contemporanea – che durante il Salone diventa uno dei centri della kermesse – a cui si accede passando attraverso il deposito delle opere; dall’altro Assab One, uno spazio espositivo che insiste su un’area storicamente caratterizzata da un tessuto di edilizia industriale.
A Monza, pochi chilometri più a nord, nei sottotetti della neoclassica Villa Reale è stato recentemente aperto un distaccamento della Triennale; come segnale non va sottostimato. Il centro geometrico della conurbazione di Milano (non è una provocazione ma un dato di fatto) sta velocemente spostandosi verso la regione della Brianza a nord, dove si trovano ancora gli artigiani, le industrie, le aree abbandonate, la massa della popolazione. Ciò non significa che Centro smetterà di essere la sede della politica, della cultura e della finanza, ma che acquisterà ulteriore concretezza fisica lo sdoppiamento già in atto della Metropoli: terziario a sud e produttivo a nord.
A sud invece, c’è il Parco Agricolo Sud. È un’immane area di produzione agricola (comprende 60 comuni) che lambisce Centro, impedendogli di crescere ulteriormente in questa direzione. E’ la principale idea urbanistica di Milano del secolo scorso; partorito dal punto di vista amministrativo circa trent’anni fa, in prospettiva diventerà un vero parco per il tempo libero, ricco di cascine, piste ciclabili, campi, ristoranti e a suo modo anche selvaggio. Benedetta Tagliabue riflette: “Restiamo sorpresi, quando scopriamo che l’acqua collega Milano a tutto il suo entroterra, così densamente popolato”. Il Parco Sud è insomma un luogo di Milano che tutti – residenti e turisti – dovrebbero visitare; ne parlano increduli gli urbanisti inglesi, svizzeri, olandesi e americani. Con le sue grandi superfici a risaia è come un mare: secondo Erwan Bouroullec, il mare è una delle poche cose che oggi manca a Milano, ma si sbaglia.