interviste
La Milano di Emiliano Ponzi
Mi sono trasferito a Milano nel 1997 e da allora è sempre rimasta la mia base pur passando periodi all'estero...
Quando e come è cominciato il tuo rapporto con la città di Milano?
Mi sono trasferito a Milano nel 1997 e da allora è sempre rimasta la mia base pur passando periodi all’estero. Ho cambiato 3 case ma ho sempre vissuto tra le fermate della metropolitana verde S. Agostino e Porta Genova. Ora abito dietro piazza XIV maggio, in una via molto tranquilla. Svoltato l’angolo ci si ritrova sulla nuova darsena completamente ristrutturata per Expo.
Ci sono architetture storiche o monumenti del passato che ami in maniera particolare?
Trovo molto affascinante il palazzo Litta in corso Magenta, con la splendida facciata barocca progettata dal Bolli. Nelle giornate di luce le finestre che illuminano lo scalone d’onore restituiscono un clima surreale agli interni. Incantano anche le dorature del salone centrale, il salone degli specchi, il cui soffitto è dipinto da Giovanni Antonio Cucchi che prolunga le pareti verticalmente tramite l’utilizzo della tecnica illusoria.
Cosa fai quando vieni a Milano?
Il mio studio è in zona navigli e dista 7 minuti da casa, questo è il tragitto che percorro la mattina presto e la sera tardi. Attraverso il mercato comunale sulla darsena con le attività commerciali che stanno aprendo, passo davanti casa del maestro Arnaldo Pomodoro, svolto in via Vigevano superando la famosa casa occupata coperta di graffiti e la percorro fino a via Alessandria vicino alla biblioteca della moda.
C’è un negozio dove acquista oggetti speciali, che trova soltanto a Milano?
Vicino al Politecnico c’è un negozio particolare, il Blitz Bovisa, un grandissimo spazio a più piani che vende design nella sua declinazione più ampia, dall’Olivetti lettera 22 alla Pax di FontanaArte, da vecchie sedie o poltrone a chaise longue appena prodotte.
Esiste un locale, un bar o un ristorante che apprezza particolarmente in città?
Ce ne sono molti: immancabile il bar Basso per la sua storia e per essere l’ultimo baluardo durante le notti della Design Week. Al cortile nella splendida cornice della corte interna in via Col di lana. Verso, la libreria bar che mancava in zona ticinese, appuntamento fisso per un bicchiere e una buona lettura, lì si incontra sempre qualcuno con una storia interessante da raccontare.
Quale preferisci tra le architetture recenti che hanno trasformato il volto della città negli ultimi anni?
Piazza Gae Aulenti è ottimo vertice di osservazione della parte più moderna di Milano: Il bosco verticale, La torre Unicredit, il palazzo Lombardia. A cui si aggiungono strutture di costruzione meno recente ma che fanno parte ormai dello skyline della città come il grattacielo Pirelli.
Dal tuo punto di vista, cosa manca oggi a Milano?
Ho visto e vissuto Milano negli ultimi 20 anni, non credo manchi qualcosa nello specifico al contrario qui succede sempre qualcosa. È un luogo in crescita dinamica: dagli eventi, ai festival, agli incontri culturali. Per citare un esempio virtuoso tra tanti, la moltiplicazione di appuntamenti che Book city ha avuto in pochissimi anni. Come anche l’apertura del MUDEC, la crescita di Design week, Fashion week, Piano city, gli eventi in Triennale e l’importanza crescente dell’Hangar Bicocca.